2 febbraio, presentazione del Signore al Tempio. È il giorno della zeriola e candelora. Vengono benedette le candele. Un tempo venivano tenute con cura ed accese quando c’era il pericolo dei temporali, per tenere lontano il malocchio o per ricevere il sacerdote quando portava la comunione a qualche ammalato. Candelora, Candelora, de l’inverno sémo fóra, ma se piove o tira vento de l’inverno sémo drento!

3 febbraio, San Biagio. In chiesa si benedicono frutta e dolciumi da mangiarsi dai componenti della famiglia per tenere lontano il mal di gola. A tal fine c’è anche il rito che si il sacerdote esegue incrociando sotto il mento del devoto due candele benedette il giorno prima, festa della candelora.

9 febbraio, Santa Apollonia. È invocata quando si ha mal di denti. Alle vicine Marezzane di sotto, nei pressi del capitello dedicato alla Santa, ha luogo la prima sagra della stagione. Vi è ancora chi continua la tradizione di fare mettere al bambino il dentino da latte perduto in una fessura del muro, invocando la Santa perché lo faccia ricrescere sano e forte. Alla mattina gli si fa trovare, al posto del dentino, una moneta o un dolcetto.

14 febbraio, San Valentino, chiamato anche l’ultimo mercante di neve perché oramai l’inverno è alla fine. De San Martin ogni mosto xe bon vin.

Bovolone: La fiera di San Biagio fu istituita con questo nome nel 1278. Si affermò poiché bestiame e merci potevano essere esposte senza il pagamento di alcuna tassa o pedaggio. Oggi questa tradizione è ancora viva e sentita dal paese con fiera, marcia podistica, convegni e iniziative varie.

Carnevale: “Il Carnevale è una bestia che se la te ciapa non te mola più” Il programma del carnevale veronese propone un calendario di sfilate ed appuntamenti davvero molto ricco che coinvolge gran parte dei comuni della provincia, dove sono  attivi comitati benefici che si prodigano per mantenere e accrescere la passione per il carnevale, che in tanti paesi vanta una tradizione ed un seguito popolare davvero importante. Un programma imponente che vede impegnati moltissimi appassionati, sempre pronti a indossare i costumi preparati durante l’anno, a salire sui carri allegorici frutto di un lungo e faticoso lavo, per poi sfilare lungo le strade e portare un sorriso ad anziani, bambini ed a tutti coloro che amano festeggiare.

Verona: Fra il 1520 e il 1531 a causa di un’inondazione del fiume Adige e delle scorrerie dei Lanzichenecchi, Verona subiva  una terribile carestia. Il 18 giugno 1531 la popolazione, affamata e disperata, decise di assaltare i forni nel quartiere di San Zeno. La situazione fu salvata dalla buona volontà di alcuni cittadini che rifornirono a loro spese di viveri i cittadini più poveri della contrada. La tradizione popolare riconosce in Tommaso Da Vico uno dei nobili che distribuì tra la popolazione viveri di prima necessità. Per ricordare questo personaggio nacque la maschera del Papà del gnocco la più popolare del carnevale del veronese. Successivamente e negli ultimi anni nacquero svariati gruppi e maschere legate al Bacanal del Gnoco legati da avvenimenti, personaggi o fatti realmente accaduti.

Cerea: “El Sior de La Brusà con i so pitocchi” a ricordo della palude del Brusà – “El Granduca de la Scairola, Mastro Marangon alla corte di Re Tarlo, Re Carol e Regina Carolina” personaggi legati alla tradizione del mobile d’arte simboleggiando strumenti e oggetti.

Gazzo Veronese: “El Sior Todaro de la Val (Padron de la Val)” di Maccacari  

Bovolone: “Re Marangon e Regina Scairola” genitori di “Truciolo” – Con una economia fondata per la maggior partesulla produzione e vendita del mobile in stile classico, non può mancare nel contesto delle manifestazioni carnevalesche la presenza di una Corte con a capo il Re, il Re Marangon ed ovviamente un Re non può essere senza una Regina e quindi la Regina Scaiarola. Naturalmente un Re che è sposato con una Regina  hanno un figlio “il truciolo”. Infatti le Botteghe artigiane erano fondate sulla famiglia, tutti lavoravano nella Bottega di casa dal padre, alla Madre ed ai figli.Nasce così , per la volontà della proloco,intorno agli anni novanta,  la Maschera tipica del paese che ricorda, pubblicizza, identifica una località  che collega, anche nel carnevale, il lavoro artigianale del mobile classico. Per effetto quindi degli incontri e scambi di visite che la maschera attraverso gli appuntamenti con gli altri paesi può avere, fa conoscere la comunità Bovolonese come una comunità attiva sia per il proprio lavoro che per la simpatia e cordialità.

In località Casella di Bovolone nasce anche la maschera dedicata a Bacco “Re Bacco” Dio del vino e della vendemmia.

Castel d’Azzano: Il Conte e la Contessa Nogarola (Beccacivetta) e Contessa Malaspina (Azzano) . Tutto ebbe inizio a Beccacivetta, dove il parroco dell’epoca don Silvano Orso, dopo aver aggregato un bel gruppo di giovani animati da una grande voglia di fare, riuscì a dare vita al primo carnevale che si svolse nel 1983. La prima maschera del paese, inventata dalla fantasia della signora Fattori, era una civetta, ma risale al 1983 la nascita delle maschere del Conte e Contessa Nogarole, personaggi storici, realmente esistiti tra la fine del 1700 e l’inizio del 1800.

Il Conte Nogarola era un uomo di cultura, grande mecenate ed amante dell’arte, che lasciò un segno profondo nella storia del paese. Il carnevale originario di Beccacivetta, coinvolse pian piano tutto il territorio comunale fino a che si sentì l’esigenza di dare vita ad una maschera che potesse rappresentare anche Azzano. Nel 2006 nasce la maschera della Contessa Malaspina a sua volta personaggio storico realmente esistito (in verità si trattava di una marchesa) e che aveva residenza in paese.

 

Castagnaro: “Ostasio da Polenta” personaggio realmente esistito. Ostasio da Polenta è stato un nobile italiano. Fu signore di Ravenna dal 1322 fino alla sua morte. Era figlio di Bernardino da Polenta, signore di Cervia. Decisiva fu la battaglia di Castagnaro dove il Polenta , a capo delle truppe scaligere e forlivesi, venne sconfitto dai padovani.  

Legnago: “Lematho” La leggenda vuole che “Lematho” arrivato dalla Grecia discendesse l’Adige e si fermasse nella nostra terra. Parendogli le campagne fertili, l’aria salubre e il luogo ben disposto le mise nome “Lemniacum”, Legnago, come riscontrato nelle vecchie scritture. Altra maschera rappresentativa di Legnago è il “Re della patata con la sua corte di Patatine” legata alla produzione tipica del territorio della patata.

Nogara: “Conte de le Nose con la Contessa de le Valli” maschera tipica che intende rappresentare la tipicità del paese e il toponimo oltre che rappresentare un luogo particolare quali sono le Valli. La “Granduchessa Matilde di Canossa”. La Grancontessa (magna comitissa) Matilde è certamente una delle figure più importanti e interessanti del Medioevo italiano: vissuta in un periodo di continue battaglie, di intrighi e scomuniche, seppe dimostrare una forza straordinaria, sopportando anche grandi dolori e umiliazioni, mostrando un’innata attitudine al comando. Per un periodo la monaca soggiornò anche nel castello sul Tartaro. Il carnevale di Nogara può vantare un seguito davvero notevole ed una storia lunga e gloriosa che copre ben più di un secolo. Certo a quei tempi le occasioni per far festa e per riunirsi erano rare, occorreva un motivo ed un’occasione eccezionale per spostarsi. Il carnevale rientrava tra questi occasioni speciali, ma rispetto ad altre feste aveva un’attrattiva in più, quella di potersi mascherare e, celati dietro maschere e costumi, sbeffeggiare padroni e potenti, che allora godevano di enormi privilegi.

Casaleone: “Re Radicchio” maschera tipica in onore del radicchio rosso di Verona abbondantemente coltivato a Casaleone e “Regina della Fritola” abbinato al concorso della migliore fritola (frittella) che in occasione del Carneval de Casaleon intraprendenti cuochi cuoceranno. 

San Giovani Lupatoto: “Re del Goto” Il carnevale lupatotino, la cui tradizione è davvero antica, visto che dalle testimonianze scritte si hanno notizie del suo svolgimento sin dall’anno 1811. Soltanto nel 1967 si giunse all’istituzione della maschera ufficiale del paese il cui nome è legato ad una frase che diventò storica, rivolta a Dino Veronese, personaggio singolare e conosciuto in paese per il suo carisma: “ti te bei na caterva de goti”, perciò te pol far el Re del goto”. Nacque così, grazie a questa frase scherzosa, la maschera del carnevale lupatotino.    

Vigasio: ”Duca del Parol”

Isola della Scala: “Duca del Piganzo e la Duchessa de la Mandela”

Oppeano: “El Paron de la Tore” La maschera rappresenta la figura del signore locale che tiene la chiave della Torre di Ezelino, emblema della città. In località Vallese oltre alla sfilata allegorica di carri e maschere che ogni anno si tiene troviamo in testa al corteo le maschere ufficiali vallesane, il “Re del Cetriolo”, il “Re dello Spaghetto e il principe del Tastasal con la corte del Piron” a ricordo di importanti prodotti della tradizione gastronomica locale e del basso veronese.  In località Cadeglioppi vi è la maschera de “El Paron de le Acque”  in rappresentanza della palude del Finiletto e di tutti quei canali e corsi d’acqua che il territorio abbonda.

Buttapietra: “El conte de la Brà, la sua corte ed il Notaro”  ispirato a un personaggio realmente esistito tale “ Zampaolo Bra “ appartenente ad una nobile casata veronese nel periodo di dominio Veneziano e che evidentemente aveva delle proprietà terriere in direzione Isola della Scala che avevano bisogno dell’acqua risorgiva della Brà. La Brà, appunto, è il corso d’acqua  che nasce tra Cadidavid e Buttapietra e che attraversando  il capoluogo si dirige verso le risaie di Isola della Scala  in località la Gabbia. Per questo il comitato ha scelto dei costumi che si ispirano al tardo veneziano.

“Conte Bovo” in località Marchesino personaggio realmente esistito.

Trevenzuolo: “Re del riso e i suoi Nobilis”

Belfiore: Re Mengo e la sua stravagante consorte, la Regina Sbrindolona

Ronco all’Adige: “Corte del conte Sparavieri” nobile veronese esistito realmente e “Conte Caramela e la sua corte” di Albaro.

Povegliano: “Il principe del Tartaro e la regina della Calfura” maschere tipiche legate alle risorgive del Tartaro e alla risorgiva della fossa della Calfura. Nell’ambito del Carnevale Poveglianese si tiene anche il concorso “Nutria d’oro”. Riconoscimento ad una persona che si sia distinta per volontà, simpatia e passione e che abbia contribuito alla prosecuzione della tradizione del Carnevale veronese. L’ambito premio è rappresentato da una statueta scolpita in legno e cha raffigura il castorino nero chiamato “nutria”  presente in maniera massiccia nei fossi della zona.  

Castel d’Azzano: “Conte Nogarola e la Contessa Malaspina” Il primo carnevale nacque nel 1980 nella parrocchia di Beccacivetta e come prima maschera aveva, dal nome della frazione, una civetta. Tuttavia nel corso degli anni e con l’intento di valorizzare la storia del paese dalla civetta si è passati al  Conte Nogarola, famiglia veronese di cui rimane ancora il castello oggi sede del Comune. A questa maschera se è unita la contessa che ricorda l’altra nobile famiglia che fa capo ad Azzano, vale a dire i Malaspina, di cui si conserva ancora la villa. 

San Pietro di Morubio: “El sior del Dugal” Questa personaggio nasce nel 1800 e prende il nome dall’omonimo corso d’acqua che scorre nel comune di San Pietro di Morubio, delimitando il confine tra capoluogo e farazione. El Sior del Dugal era un ricco proprietario terriero, “paron” dello stesso corso d’acqua che nei mesi di siccità sorvegliava le terre affinché non venisse a mancare l’acqua, bene indispensabile per i contadini locali.