La zucca. Ortaggio di forma voluminosa, con buccia spessa e verde, ha la polpa di colore giallo arancio, un sapore deciso e dolce. Essa è ricca di semi interni bianchi, che tostati e salati sono considerati una leccornia. La zucca è ricca di vitamine del gruppo A, calcio, fosforo e potassio, essa è particolarmente indicata per minestre, passati di verdure e risotti, la si può farcire, cuocere al forno, gratinare, stufare, friggere e grigliare senza dimenticare che la si può utilizzare, in saporite pietanze.
La cipolla. Ricca di sostanze aromatiche, potassio, calcio, fosforo e vitamine, essa viene usata in gastronomia per insaporire condimenti, minestre e sughi. Nel veronese questo particolare tipo di ortaggio viene coltivato principalmente in aziende ubicate nella pianura del Tartaro, dove si concentra il 90% dell’intera produzione veneta.
Il basilico. È una pianta delicata e profumata le cui foglie sono utilizzate anche dalle industrie conserviere. Questo prodotto, rigorosamente biologico, viene coltivato soprattutto nelle valli di Gazzo Veronese.
I peperoni. Sono una fonte di vitamine B6, C, contengono acido folico e beta-carotene (provitamina A). questo ortaggio ha un elevato contenuto di fibre alimentari e, in cucina, lo si usa in peperonate saporite, al forno o ripieno.
I bruscandoli. “Tartufo della bassa” sono i germogli del luppolo il cui fusto rampicante, rinnovandosi ogni anno, raggiunge anche dieci metri. I germogli primaverili sono ricercatissimi per risotti, frittate e zuppe, hanno proprietà sedative e depurative, che si usano per la cura di disturbi gastro-intestinali ed epatici.
Il radicchio da campo. “Brusaoci o pissacani” è una comunissima piantina che cresce abbondantemente all’inizio della primavera, nei terreni ancora incolti. Conditi con lardo, olio e aglio si può apprezzarne il sapore amarognolo.
Il sedano rapa. È conosciuto come sedano di Verona. In cucina si utilizza la grossa radice dalla polpa biancastra tenera e croccante, che viene usata come antipasto o come contorno a carni di manzo, di maiale e stufato di cipolle.
Il Topinambur. Il Topinambur Helianthus tuberosus è una pianta perenne, infestante, a radici striscianti ingrossate da tuberi irregolari, ha fusto eretto e fistoloso la cui altezza varia da ottanta centimetri fino a circa tre metri. Tra agosto e settembre sbocciano alla sommità degli steli dei fiori di color giallo indiano simili a margherite dal diametro di 8 – 10 centimetri.
Questa pianta si adatta a qualsiasi terreno anche se preferisce luoghi incolti e umidi, come i fossi che costeggiano le strade di campagna. Come alimento il topinambur, agli inizi, ebbe più fortuna della patata poi, pian piano, scomparve per riapparire nei periodi di carestia. Ora, saltuariamente, torna in tavola in tardo autunno, poiché, la raccolta dei tuberi si effettua in questo periodo estirpandoli di volta in volta.
La forma dei tuberi è la più varia che possa esserci. Dopo la raccolta si spazzolano per eliminare ogni residuo di terra, per poi lavarli sotto acqua corrente perché dei topinambur si mangia anche la scorza. Si possono servire crudi tagliati a fettine sottilissime conditi con olio e pepe, oppure, si possono consumare lessati come le patate ed hanno un vago sapore di carciofo. Essendo il loro contenuto calorico molto basso, sono adatti all’alimentazione di convalescenti, anziani e bambini.
I molesini sono un’erbetta spontanea dei parti. Cresce in pianura e in collina fino alle pendici dei monti. Si riproduce spontaneamente e viene raccolta in primavera, quando ancora non tende ad andare a semente. È il momento magico per gustare i molesini, termine prettamente veronese, teneri, aromatici, dolci, splendidi anche di aspetto. Naturalmente si possono gustare anche per tutto il resto dell’anno, se vengono raccolti nelle apposite serre o “vanese” degli orti veronesi. Sono ottimi ed hanno il vantaggio di potersi accompagnare ad altre insalatine di stagione, alla rucola ad esempio, ai radicchietti, all’indivia. Si condiscono con un filo d’olio, qualche goccia di limone (si consiglia di evitare l’aceto, che ne snatura il gusto, coprendolo) e poco sale.
Raperonzoli, Ramponsoli, Rampuzzoli, Raponzoli Dalle foglie un poco ruvide e dalla radichetta a raperonzolo, di gusto forte, fragili sotto i denti, sono un contorno magnifico per ogni piatto di arrosto nella stagione primaverile, quando appaiono, sempre più rari, nei prati delle colline. Condirli con olio, pepe e sale. Oppure saltarli in un trito di lardo, per pochi minuti, fino ad appassirli. Così venivano mangiati nei tempi antichi in campagna ed in montagna.