PARROCCHIALE DI SAN GIOVANNI BATTISTA
CHIESA DI SAN TOMASO
PIEVE DI SANTA MARIA DETTA “LA CIUSARA”
Di questa antica pieve, posta nel bel mezzo della campagna veronese a due passi dal fiume Adige, chiamata antica pieve di Santa Maria, troviamo tracce già prima dell’anno Mille. A quell’epoca era tenuta dai “Canonici Regolari” di San Giorgio, mentre con la dominazione Veneziana troviamo prima i padri Camaldolesi di San Michele di Murano e poi i frati del convento di Santa Maria di Murano che vi rimasero fino al 1768. Essa rappresenta un’importante testimonianza di un monastero sorto lungo le rive dell’Adige. La chiesa, in puro stile romanico, presenta all’interno una navata con soffitto a capriate. Tre absidi chiudono la sacra aula verso levante di cui quella centrale è crollata ed è stata tamponata con un muro che ne riduce lo sviluppo verso l’esterno. Sulla facciata sinistra è inserito un campaniletto anch’esso in stile romanico. In origine la Chiesa era annessa ad un monastero, costruita in stile romanico, ha la facciata a capanna con archetti pensili che accompagnano l’inclinazione dell’edificio. La torre campanaria, inserita nella facciata della chiesa, si innalza con corsi di tufo alternati a corsi di cotto. Essa termina con una cella a bifore sorrette da colonnine in pietra. Nelle pareti sono inseriti alcuni lacerti “riutilizzi” di periodo romano. L’aspetto più bello ed interessante del complesso protoromanico si trova all’interno. Sono infatti alcuni affreschi scoperti di recente nelle due absidiole laterali. Essi sono la testimonianza di come la cultura ravennate si sia spinta fin qui e questo per il vivace cromatismo, per l’iconografia frontale e per i grandi occhi delle figure incorniciate dal classico casco di capelli. L’altare principale è in stile barocco e risulta rifatto nel 1705 da Francesco Zanetti. Sopra di esso si trovava un trittico su tavola di scuola Mantegnanesca eseguito nel 1494 e firmato da Leonardo da Verona oggi non presente nel luogo sacro. A fianco dell’abside principale, si trovano le due piccole absidiole che recano pitture bizantineggianti ad affresco. Guardando sulla destra dell’altare, su di uno sfondo bicolore giallo nella zona inferiore ed azzurro in quella superiore, si scorge in un buon stato di conservazione, la figura di Cristo a mezzo busto. L’abside, che si trova sulla sinistra guardando l’altare, ha nel catino il busto di un santo benedicente che, con molta probabilità, è San Gregorio raffigurato con “Pallio” sulla veste viola. Alla sua sinistra, un giovane in tunica bianca e mantello viola e a destra un altro giovane con veste gialla quadrettata e manto bianco. Nel XV secolo, l’abside venne murata e ridotta a fossa comune per i monaci. Al suo interno è stato rinvenuto uno scheletro femminile.
CHIESETTA DEL PILASTRO
Poco lontano da Villa Buri, in località Pilastro, sorge la chiesetta del Pilastro che, con il “Palazzone” (non più esistente), apparteneva all’antica Corte Buri. All’interno, sul suo altare in marmi veronesi, sormontato da un quadro d’autore ignoto che rappresenta la Vergine tra due Santi, sono conservate circa duecento reliquie di santi.
CHIESA SANT’ANDREA IN LOCALITÀ ORTI
Nella zona di Orti di Bonavigo sono stati ritrovati diversi reperti del periodo romano, testimonianza del fatto che gli insediamenti hanno antica origine. I primi dati certi ci portano a risalire all’XI secolo, quando anche qui esisteva un castello cinto da un fossato, che i conti di San Bonifacio donarono ai monaci di San Giorgio in Braida di Verona, con tutto il terreno circostante. Il territorio poi nei secoli successivi passò ad altri ordini monastici e dal 1685 appartenne alle monache di Santa Caterina di Venezia, che lo tennero fino al 1828. Il convento era posto nell’attuale palazzo Fantoni. In seguito il podere subì diversi passaggi di proprietà fino a venirne suddiviso in diversi lotti. La prima chiesa di Orti di cui si ha notizia era stata costruita probabilmente nel XI secolo, ed era dedicata a San Giorgio Martire. Fu distrutta durante un’inondazione all’inizio del Cinquecento, quando l’Adige ruppe i suoi argini. Nel 1526 la chiesa era già stata distrutta, e all’arrivo ad Orti del vescovo Giberti, gli abitanti dichiararono la necessità di avere una nuova chiesa. Così cominciarono i lavori per la sua edificazione e, dopo pochi anni, nel 1532, essi furono conclusi. Di quella struttura originaria, rimane oggi solo il campanile a base quadrata, con una cella campanaria dotata di tre campane e una cuspide. Sulla facciata sud, vi è la lapide che ricorda il passaggio di proprietà alle monache di Sanata Caterina. L’edificio principale e la facciata, invece, sono state del tutto rifatti tra il 1936 e il 1962. La chiesa è stata interamente riedificata in stile romanico, costruendo sulla vecchia struttura ad una sola navata, l’attuale edificio che ne presenta tre. La nuova chiesa dedicata a Sant’Andrea Apostolo, è stata abbellita con un rosone centrale e alcune finestre bifore, nonché con una serie di cornici in cotto. Di notevole interesse artistico è il protiro, adornato da formelle di terracotta, che rappresentano scene di vita quotidiana. Al suo interno, eccetto l’altare maggiore che risale al ‘700 e la pala cinquecentesca che lo sovrasta, tutto è recente. Notevoli sono i delicati lavori in terracotta che ornano le colonne e la volta. Raccontano la storia dell’umanità, dalla creazione del mondo fino ai nostri giorni. Sopra la porta d’ingresso, è posta una pala che raffigura Sant’Andrea circondato da altri santi. Questa pala del 1578, è attribuibile alla bottega del Brusasorzi, ed è certamente di notevole interesse artistico.