IL TESORO DI CASALEONE
Nel 1876, nei pressi di Casaleone, in località Venera, veniva casualmente scoperto un vero e proprio tesoro. A poca distanza dalla strada statale 10, in due contenitori sotterrati poco lontano l’uno dall’altro, furono infatti rinvenute da alcuni contadini alcune centinaia di monete romane.
Non si tratta di un episodio isolato per quanto riguarda questa zona; infatti poco lontano, a Bastion San Michele, era stato portato alla luce un altro ripostiglio di monete repubblicane. Il ritrovamento della Venera fu eclatante. Ne parlò infatti tutta la stampa dell’epoca. Il primo recipiente fu rinvenuto da alcuni contadini che stavano scavando per la costruzione di una ghiacciaia. L’anfora che conteneva le monete fu portata alla luce e posta sopra un “piedistallo di quadrelli”; venne coperta con coppi ma, non appena fu liberata dalla sabbia, si ruppe e gran parte delle monete uscirono fuori. A distanza di qualche giorno venne recuperato anche un secondo contenitore grazie all’interessamento dell’allora sindaco di Casaleone Giovanni Battista Bertoli. Era posto a poca distanza dal primo e oltre alle numerose monete, fu recuperato anche del materiale laterizio di epoca romana. Questo materiale come resti di muratura, tessere musive e laterizi, insieme alle monete, queste ultime in quantità pari a circa 168 chilogrammi, fece supporre che ci si trovasse di fronte ad una villa rustica di età imperiale. Il sindaco di Casaleone, dopo aver vagliato numerose proposte di vendita o donazione del tesoro, decise di lasciare tutte le monete ritrovate al Museo Civico di Verona perché le inventariasse e le conservasse così, nel 1877, le monete furono trasferite in città.
Ma quante furono le monete ritrovate e a quanto ammontava il loro valore. Secondo i calcoli del Milani che fu incaricato di censirle ed inventariarle, i due recipienti dovevano contenere oltre 50.000 esemplari il cui peso, superiore al previsto, doveva avvicinarsi ai 196,47 chilogrammi. Delle monete ritrovate, il Milani ne catalogò 46.442. A detta degli studiosi circa 4.000, appartenenti al primo ritrovamento, andarono perse. Quanto ritrovato era composto da monete introdotte da Caracalla nel 215 a basso contenuto di argento e da denari, una frazione dell’antoniniano, moneta emessa da Aureliano. Interessante poi scoprire la presunta epoca dell’interramento ed il motivo per cui sono rimaste sepolte in questa parte sperduta dell’Impero. Si ritiene che esse costituissero la paga dell’esercito visto che tra il III ed il IV secolo (il tesoro viene fatto risalire al 290), Verona era crocevia di importanti movimenti di truppe a causa della sua importanza strategica. L’ipotesi sull’interramento delle monete riguarda la possibilità che siano state nascoste di fronte ad un evento imprevisto ma anche oggi il mistero rimane e la fantasia vola.
I PASSAGGI SEGRETI DI VILLA ROSSATO
Uno stretto legame unisce i paesi di Casaleone e Sanguinetto; da sempre, infatti, più di qualcuno ha legato le vicende dell’antico castello di Sanguinetto con gli edifici del territorio ad esso annessi ed anche al paese di Casaleone e, tra le tante storie leggendarie, vi è quella che ricorda come dall’antico maniero si potesse uscire grazie a dei passaggi segreti. Collegato quindi a questa leggenda, vi è il casuale ritrovamento in villa Rossato quando, a seguito di interventi sia all’intero che all’esterno della villa, si è scoperto un passaggio segreto di discrete dimensioni proprio nel cortile interno del palazzo, interrotto purtroppo dopo poche decine di metri a causa del suo mancato utilizzo per alcuni secoli. Un passaggio con volta in muratura che però non è riuscito a sostenere il passare del tempo ma che, di sicuro, portava lontano viste le dimensioni del cunicolo e la sua direzione orientata verso il castello di Sanguinetto che, da villa Rossato, non dista poi molto.
In effetti, questa sontuosa ed elegante dimora, racchiusa da una cinta muraria, ha origini molto antiche ancor prima del 1600. Oggi il palazzo si presenta come una elegante edificio disposto su tre piani con un balconcino balaustrato che fa bella mostra di sé al piano superiore. La villa fu ristrutturata ed ampliata nel 1748 quando ad intervenire furono i successivi proprietari e cioè i Widiman. L’interno è a pianta veneta con le sale che si aprono su entrambi i lati e con il salone nobile al centro, ripreso in misura simmetrica anche al piano superiore. Bella ed imponente è l’antica scala in tufo mentre nella villa è pure presente una scala a chiocciola. L’ interno è riccamente lavorato con affreschi di grande qualità e spessore mentre l’intero piano nobile è dipinto con paesaggi cinesi e momenti di vita tipici delle zone orientali.
CARPANEA, il mito della città distrutta
Nel paese di Casaleone la leggenda di Carpanea è entrata talmente tanto nella tradizione locale che la Pro Loco del paese si identifica nel nome di Carpanea e ha intitolato un importante premio al merito, denominandolo “Premio Carpanea”. In realtà questo mito trova le sue origini nel XVImo secolo con le prime bonifiche delle Grandi Valli Veronesi quando, in maniera sporadica, emergevano dalle terre sottratte all’acqua, corredi funebri romani. Con l’allargamento dei terreni bonificati e il ricordo che nell’Alto Medioevo parte della pianura veronese era occupata da bosco di carpino, queste terre per gli studiosi divennero un luogo importante di ricerca archeologica. Per i poveri contadini che non conoscevano la storia e pertanto il passato, Carpanea, invece di essere un luogo boscoso divenne una mitica e fantomatica città su cui favoleggiare nelle fredde notti d’inverno durante il “Filò”. Poesia e letteratura ripresero l’argomento e la Pro Loco di Casaleone Carpanea volle presentare una sua versione del mito che così viene descritto.
“Nella fecondissima Valle del Tartaro sorgea la fiorente città di Carpanea, difesa da sette ordini di mura e da cento altissime torri. Al dio Appio, nume tutelare che proteggeva la città dalle acque che la circondavano, ogni giorno venivano portati doni dal popolo e dalla bellissima figlia del Re, promessa sposa ad un sacerdote del tempio. Giorno dopo giorno, i tesori si accumulavano fin quando il Re, geloso di tanta ricchezza, rapì la statua del Nume tutelare e dall’alto di una torre la gettò nell’acqua. Priva della protezione di Appio, la città fu sommersa dalle acque ed in esse perirono il Re, la Principessa, i sacerdoti ed il popolo tutto. Da allora nella notte di Pentecoste si ode per tutta la valle un suono di campana ed un pianto di fanciulla. E’ la giovane Principessa che piange il suo amore perduto”.
PERSONAGGI ILLUSTRI
– Giovanni Battista Bertoli, (1811-895) medico e sindaco di Casaleone realizzò un’importante collezione di opere di varia natura che donò alla Biblioteca Comune di Verona.
– Dario Carraroli, insegnante, collaborò alla realizzazione di giornali e pubblicazioni.
– Giuseppe Berardo, (1833-1900) eroe garibaldino