La parrocchiale intitolata a San Bartolomeo
La chiesa romanica sul finire del diciottesimo secolo cominciò a presentare dei grossi problemi strutturali sia lungo i muri perimetrali sia nelle capriate sostenenti il tetto. Si tentò di rappezzare qua e la ma ormai la staticità del luogo di culto edificato durante il dodicesimo secolo era compromessa. Si presentò anche a Villa Bartolomea lo stesso problema che vennero ad avere alcuni paesi limitrofi, cioè quello di decidere se conservare la vecchia chiesa o edificarne una nuova. Alla fine si decise di far costruire un nuovo luogo di culto, tanto più, perché il costante e continuo aumento demografico mise in luce che l’antico luogo di culto era insufficiente ad accogliere la popolazione partecipante alle varie funzioni religiose.
Nel 1835 il parroco don Bartolomeo Peretti come presidente della fabbriceria, l’ente proposto a verificare lo stato di salute degli edifici adibiti a luogo di culto, convocò gli altri quattro fabbriceri. Furono valutate diverse soluzioni e alla fine decisero di affidare l’incarico all’architetto Cerini. Questi presentò un progetto ambizioso accolto con entusiasmo seppur già si sapeva che ci sarebbero state grosse difficoltà economiche.
Nel giugno del 1841, iniziarono i lavori di scavo per le fondamenta che inglobarono gran parte della vecchia chiesa e il giorno 24 di giugno ci fu la posa e la benedizione della prima pietra. Si iniziò a innalzare i muri perimetrali nel 1844 ma a settembre del 1851 i lavori, essendo finiti i soldi per pagare il materiale e i muratori, vennero sospesi. La vecchia chiesa continuava a svolgere la propria funzione ma le abbondanti nevicate del 1855 compromisero definitivamente la staticità dell’edificio. Nel febbraio di quell’anno, dopo febbrili consultazioni tra vari enti civili e religiosi si decise di demolire l’edificio salvando il campanile e l’abside, ancor oggi ben visibili.
Finalmente arrivarono i soldi per terminare la nuova chiesa e si poté, sempre in quell’anno giungere al tetto e seppur ancora da sistemare in modo definitivo si iniziò a celebrare la Santa Messa. L’edificio, ben visibile per chi giunge a Villa Bartolomea, grazie alle sue notevoli dimensioni, si presenta con la facciata dominata da un maestoso pronao composto da quattro colonne di stile rinascimentale con i capitelli di stile ionico. L’interno della chiesa a navata unica è maestoso, con le quattro cappelle laterali, dove sono stati collocati gli altari provenienti dal vecchio edificio demolito, oltre all’altar maggiore posto nel monumentale presbiterio sovrastato dalla cupola che è sostenuta da un gruppo di dieci colonne. Non tutti gli altari hanno conservato l’antica denominazione comunque riprendendo quanto scritto nel pieghevole stampato per festeggiare e ricordare il cinquantesimo anno di consacrazione dell’edificio, avvenuta nel 1949, leggiamo che l’altare della Madonna del Carmine mantiene l’originale dedicazione risalente al 1500. L’altare in stile barocco è composto da due colonne e quattro paraste con capitelli corinzi che avvolgono una nicchia nella quale è conservata la statua lignea raffigurante la Vergine con la veste dorata, che regge in braccio il figlio All’apice di questa bella struttura architettonica si legge il monogramma di Maria. Da ricordare che questa statua, dal 1854, per voto espresso dagli abitanti di Villa Bartolomea, ogni anno e per l’esattezza il 16 luglio, viene portata in processione lungo Corso Arnaldo Fraccaroli. L’altare dedicato alla Santa Croce è in stile rinascimentale fiorentino, con due colonne e due paraste con capitelli ionici.
Costruita con marmi provenienti dalla Valpolicella, su disegno di Michelangelo Ferrari nel 1879, contiene una storica e preziosa croce donata nel 1879 dal concittadino padre Pietro Bettini frate cappuccino missionario e medico in Terra Santa. La croce porta incastonate le quattordici stazioni della Via Crucis incise su madreperla, mentre ai suoi piedi si trovano tre sassi provenienti dal Calvario, dall’orto del Getzemani e da Betlemme. Sul timpano vi è inserita la croce francescana della terra Santa che viene riportata anche sui muri della cappella. L’altare intitolato a Sant’Antonio da Padova, nella vecchia chiesa era intitolato a San Rocco. Nel 1991 subì un atto vandalico, infatti venne rubata la tela rappresentante il santo. Oggi si presenta con una statua di scarso valore artistico che rappresenta Sant’Antonio mentre regge il Bambin Gesù. L’altare in stile barocco ha due snelle colonne e due paraste in marmo “Rosso di Verona” sormontate da capitelli corinzi. Sopra la nicchia ha tre teste d’angeli e ai lati dello scudo due angeli seduti in contemplazione, e scolpiti in marmo bianco. L’altare della Madonna Addolorata era l’antico altare della Madonna del Rosario, la cui tela, posta su una parete della chiesa, fu dipinta dallo “Sfrisato” cioè il pittore Francesco Barbieri, e rappresenta la Madonna assisa in cielo con San Sebastiano, San Domenico, San Francesco e, come cornice i quindici misteri del rosario. L’attuale statua raffigurante La Pietà e inserita all’interno della nicchia proviene dall’oratorio di villa Ghedini e fu donata da Domenica Viero in Panziera. Il Manufatto consta di due colonne con capitelli corinzi, una nicchia sormontata da una testa d’angelo, mentre in alto due angeli seduti sul bordo della cornice indicano uno cartiglio marmoreo che ha incisa la seguente frase Altare Com. An. Il Lunedì. Questa scritta incisa sta a indicare che il lunedì su questo altare veniva celebrata la Santa Messa in memoria delle anime dei defunti. L’altare dello Spirito Santo, presente nell’edificio romanico è scomparso, per fortuna rimane la tela dipinta da Paolo Farinati e restaurata nel 1999, che si trova sopra la bussola, dove si rimane estasiati dall’opera raffigurante la Discesa dello Spirito Santo su Maria e gli Apostoli. L’altere maggiore di gusto rinascimentale fu costruito nel 1864, su disegno dell’altarista veronese Giuseppe Brusconi. Ai lati dello specchio di marmo vi sono scolpiti in bassorilievo due simboli eucaristici: una cerva alla fonte e un pellicano. L’altare è dedicato al patrono San Bartolomeo e dietro il tabernacolo si erge un artistico crocifisso in bronzo. Sul retro si trova l’organo restaurato nel 1988, e sopra di esso vi è la pala dipinta agli inizi del 1600 da Domenico Tintoretto, che raffigura San Bartolomeo martire attorniato da Santa Caterina martire, Sant’Antonio Abate, Sant’Antonio da Padova e San Giovanni Battista. Sopra la figura del santo, in uno squarcio luminoso c’è la Madonna in Gloria con il Bambino che circondati da volti angelici guardano verso San Bartolomeo. Questa importante e preziosa tela fu restaurata nel 1998 ed è al centro dell’abside illuminato da due vetrate artistiche eseguite dalla ditta pollini di Firenze nel 1947 che raffigurano: una, San Pietro e l’altra San Zeno. Dalla stesso vetreria artistica proviene la vetrata posta nel Battistero dove vi è presentato il Battesimo di Gesù. Di fronte al monumentale altare maggiore, in base alle direttive impartite dopo il Concilio Vaticano II, al centro del presbiterio è posto un altare con scolpite immagini policrome di piacevole delicatezza rappresentanti l’atto eucaristico che assieme al nuovo ambone completano l’arredo della chiesa. Tutto l’edificio fu restaurato nel 2002 comprese tutte le pitture murarie eseguite nel 1926 dall’artista veronese Casimiro Salvelli che lascia la sua firma nella cappella della Madonna del Carmine. Questo edificio sacro è uno scrigno prezioso per i credenti e per tutti quelli che amano l‘arte.
Oratorio di Sant’Anna –
Nel cuore di Villa Bartolomea, a fianco del complesso nobiliare quale Villa Ghedini- Panziera-Viero, si trova un interessante oratorio. Intitolato a Sant’Anna è stato costruito nel 1798 dalla famiglia Viero nello stile proprio di quell’epoca. La facciata è molto semplice: ha quattro paraste con capitelli dorici due di fronte e due laterali che sostengono la trabeazione su cui poggia il timpano.
All’interno l’oratorio si presenta diviso in due parti: il presbiterio e la platea, ma ciò che colpisce il visitatore o il fedele è la tela posta sopra l’artistico altare barocco. La tela cm, 280 x cm. 150, eseguita con la tecnica ad olio, rappresenta Sant’Anna che insegna alla figlia Maria la parola di Dio. In secondo piano alle spalle di Maria suo padre Gioacchino osserva compiaciuto ciò che fa sua figlia. Alle spalle di Elisabetta, sullo sfondo, si scorge la figura del futuro sposo della Madonna, San Giuseppe. Ai piedi del gruppo per dare slancio al dipinto siedono due angioletti intenti ad intrecciare una corona. In alto, sopra il gruppo, avvolto da luce e attorniato da angeli intenti al canto, emerge il triangolo simbolo di Dio, uno e trino.
Sullo sfondo compare uno scorcio del teatro Olimpico di Vicenza e pur sapendo che l‘autore è ignoto, quantunque sugli scalini sia dipinte le iniziali P M, si presume che quest’opera di buona fattura, dove si può cogliere il gusto veneto nello stendere il colore, sia stata eseguita da un artista vicentino.
LA CHIESETTA DI FONDOVILLA
Per secoli la vita del centro del paese di Villa Bartolomea fu caratterizzata dalla presenza di un’ampia “fossa”; un corso d’acqua che tagliava e divideva in due la strada principale del paese in tutta la sua lunghezza. Le sue acque provenivano dall’attuale via IV Novembre, e, con il suo corso, si immetteva al centro dell’ampia strada proprio all’altezza del Teatro Sociale. Dopo l’inondazione del 1882, ne fu cambiato parzialmente il primo tratto del suo corso. Da allora nasce dall’ Adige e si congiunge al vecchio alveo, dando origine a due ampie strade che la costeggiano.
Fino al 1913 la “fossa” era scavalcata da cinque ponti in muratura che davano al paese un aspetto del tutto particolare e proprio vicino al passaggio a livello, in Fondovilla, questa veniva inghiottita dalla terra, scomparendo all’interno di un tunnel per poi riapparire oltre la strada ferrata. Proprio qui, dove le acque si inabissavano scomparendo all’occhio umano, venne eretto un Capitello con all’interno un quadro della Madonna col Bambino Gesù in braccio.
Nel 1913 i lavori di occultamento della “fossa” diedero un nuovo aspetto alla via principale del paese e, al lento scorrere delle acque, in breve prese il posto una lunga aiuola fiorita. Nella località “Fondovilla” venne quindi progettato di creare un ampio piazzale e la chiesetta venne demolita. L’immagine sacra fu provvisoriamente collocato vicino al muretto di recinzione all’ angolo del viale che conduce alla stazione ferroviaria, in attesa di una definitiva sistemazione, ma le cose precipitarono e le difficoltà di costruire un nuovo luogo di culto, pure. Correva il 1914 e l’Italia entrava di lì a poco in guerra. Pur essendo stata donata una porzione di terreno per l’erezione della nuova chiesetta, i lavori non decollarono e il progetto per il nuovo luogo di culto fu rimandato a tempi migliori. L’immagine della Madonna venne provvisoriamente posta in un Capitello, poveramente adorno e per alcuni anni si dovette celebrare all’interno di un capitello provvisorio. Finalmente nel 1920, su disegno del Capomastro Aristide Bonfante, la chiesetta venne costruita e completata nei primi sei mesi di quell’anno. Venne dedicata alla Madonna della Salute “Salus Infirmorum”, come si legge sull’architrave della porta d’ingresso e la si festeggia tutti gli anni la prima domenica del mese di ottobre. Venne pure costruito il campanile all’interno del quale furono collocate due campane, provenienti da due zone di guerra molto distanti tra loro. Una proviene da Meolo, in provincia di Venezia, e venne recuperata dalle macerie da un nostro soldato camionista che provvide a portarla a Villa Bartolomea per donarla alla comunità che la sistemò nel campanile; l’altra fu invece portata in paese da un reduce della guerra in Libia tra mille difficoltà. La sua posizione, nelle immediate vicinanze dalla linea ferroviaria, le provocò non pochi problemi e fu varie volte danneggiata durante bombardamenti, spostamenti di truppe o di convogli militari nel corso della Seconda guerra mondiale. Nel 1947 fu totalmente rinnovata e al suo interno venne collocato un nuovo altare. Una lapide ricorda il restauro e il giorno della inaugurazione, avvenuta il 10 maggio 1947, come adempimento del voto fatto dalla popolazione durante la guerra. Nella chiesetta esiste una seconda lapide, che ricorda Bruno Rigo, caduto ad Hannover il 14 Marzo 1945.
L’edificio fu totalmente rifatto nel 1974. Infatti dopo la Sagra del 1973 si decise di rinnovare l’edificio; lavori importanti a cui parteciparono tutte le famiglie di Fondovilla che provvidero a rimuovere il vecchio pavimento e sostituirlo con uno di marmo, rivestire le pareti per isolarle contro l’umidità, rifare il tetto. Esternamente fu ricavato un piccolo piazzale mentre un intervento di restauro coinvolse anche il campanile. L’inaugurazione solenne porta la data del 25 aprile 1974 e, ancora oggi, è ben visitabile.
LE CINQUECENTO RELIQUIE DI VILLA GHEDINI
Al centro del paese di Villa Bartolomea spicca per bellezza ed eleganza una villa; un complesso nobiliare di proprietà di nobili signori che proprio a Villa avevano estesi possedimenti, i Ghedini, Panziera Viero. La villa di famiglia rappresenta l’elemento più importante ed interessante ma, accanto ad essa, si trova un oratorio intitolato a Sant’ Anna e costruito nel 1798 dalla famiglia Viero. La facciata è molto semplice, caratterizzata da quattro paraste con capitelli dorici due di fronte e due laterali esterni, posizionate su un alto zoccolo di pietra che sostengono la trabeazione orizzontale su cui gravita un timpano sormontato, al vertice, da una croce in ferro battuto, e, ai lati, da due piedistalli che sostengono vasi ornamentali di cemento. Al suo interno troviamo una delle cose più belle e misteriose dell’intero territorio. Di fianco all’altare, protetto da sistemi di sicurezza, è visibile un artistico reliquiario ricco di circa cinquecento reliquie di Santi organizzate e disposte le une vicino alle altre e tutte dotate di autentica ecclesiastica. Sotto il reliquiario due vani riservati a Santa Celestina. In quello superiore l’urna contenente alcuni oggetti appartenuti alla Santa mentre sotto, in posizione supina, la statua della Santa stessa.
Un alone di mistero aleggia attorno a questo reliquiario. Le varie ricerche fatte da studiosi locali non sono riuscite a risalire alla provenienza delle stesse o sul periodo di arrivo nel paese di Villa Bartolomea. Unico dato certo è la loro temporanea sistemazione nella vecchia parrocchiale di Villa, purtroppo demolita nel 1855. Terminati i lavori, tutta a popolazione partecipò ad una solenne processione per trasportare le reliquie dalla chiesa all’oratorio, luogo dove ancora oggi si conservano; era il 12 aprile del 1835.
Oltre a questo prezioso reliquiario, da segnalare nell’oratorio, una pregevole pala dell’altare di buona fattura che rappresenta la Santa a cui l’oratorio è intitolato e cioè Sant’Anna che insegna alla figlia, Maria Bambina, la Parola di Dio.Le altre figure che appaiono anche se in secondo piano sono S.Gioachino, suo padre, mentre, nella parte opposta, sullo sfondo, si scorge la figura del futuro sposo di Maria, S.Giusppe. Ai piedi del gruppo centrale, due angeli seduti intrecciano una corona e in alto, sopra il gruppo, il triangolo simbolo di Dio che è Uno e Trino avvolto da luce con gli angeli.
Chiesa di Santa Maria Assunta (Spinimbecco) – XIX secolo
L’attuale parrocchiale della Beata Vergine in Spinimbecco fu edificata tra il 1815 ed il 1818 in sostituzione della precedente (documentata a partire dal 1355, eretta in parrocchia nel 1526) demolita nel 1818 (ad eccezione del campanile, tutt’ora utilizzato).
Gli altari della Chiesa sono pregevole opera del barocco veronese del XVII secolo e provengono dall’oratorio del Cristo in San Giorgio in Braida, Verona, in seguito alla sua soppressione per volere di Napoleone. All’interno della chiesa si trovano alcune opere di notevole valore: la tavola lignea Madonna dal Grembo Beato e San Rocco del XVII secolo, la pala dell’altare di S. Antonio, attribuita al pittore veronese Antonio Balestra, datata XVII secolo, la pala dell’Immacolata, con i Santi Francesco di Paola e Teresa d’Avila, del pittore ferrarese Carlo Ricci, firmata e datata 1778 mentre nel quadrilungo centrale è dipinta “l’Assunzione della Madonna”, opera del 1826 del pittore Giovanni Pirelli.
Chiesa di Santa Margherita (Carpi di Villa Bartolomea)
La nuova chiesa della frazione venne costruita nel 1886 e consacrata nell’agosto dello stesso anno a santa Margherita. Il progetto della chiesa risale al 1850, quando il parroco e la comunità decisero di sostituire quella precedente: la proposta ufficiale risale al 1852, mentre la prima pietra venne posata nel 1856, su progetto dell’architetto Benedetto Ferrari di Legnago. La chiesa è in stile neoclassico, ad una navata, e misura 44,50 metri in lunghezza, 13 metri in larghezza e, nel punto centrale, 19 metri in altezza. Le statue furono scolpite dal vicentino Pietro Belcaro: due statue furono collocate sulla facciata, mentre altre sette, rappresentanti i sette sacramenti, furono collocate all’interno. Al centro della parete absidale è posta la pala raffigurante “S. Margherita al cospetto del Cristo” realizzato dal pittore Ferdinando Suman nel 1862-63. Risale invece al 1964 l’inaugurazione del nuovo battistero.
Il campanile della chiesa di Carpi, uno dei più alti della bassa Veronese, risale all’inizio del XX secolo: don Quirino Maestrello, parroco della frazione, convinse i parrocchiani della necessità di un nuovo campanile in sostituzione di quello vecchio, ormai pericolante. Preso a modello il nuovo campanile di Begosso, eretto nel 1912, la prima pietra venne posata nel 1913 e i lavori si conclusero l’anno seguente, con l’inaugurazione del settembre 1914. Nel campanile vennero collocate nuove campane con iscrizioni in latino composte da Don Carmelo Martini, allora curato di Carpi.