VILLA VIERO PANZIERA GHEDINI

villa ghedini ridBella ed elegante casa padronale situata al centro del paese, villa Viero venne costruita nella prima metà del ‘700 anche se il progetto relativo è, purtroppo, andato perduto. Un bel parco con barchesse e case dei “lavorenti”, ingentiliscono l’intero complesso caratterizzato pure da un oratorio e, nella parte posteriore, da una grande “giazara”. Varcando la soglia d’entrata, abbellita da un bel portale in bugnato, colpisce il pian terreno dotato di un maestoso atrio con, a sinistra, lo studio-biblioteca e il salotto. Buona parte delle stanze sono affrescate con disegni floreali o geometrici mentre i pavimenti sono, per buona parte delle stanze, quelli originali. Sulla destra del salone si trova una grande sala da pranzo che comunicava, dopo il vano scale e l’ingresso laterale, con la cucina. Al piano superiore, la zona notte con un grande salone usato in passato anche come sala da ballo, e varie stanze da letto. Fino a poco tempo fa nel salone si trovava una grande cassapanca corazzata con vasi sacri e paramenti religiosi.
La villa, come all’inizio ricordato, è circondata da un ampio parco che in passato contava pure una scuderia e la casa colonica per il custode. La parte posteriore della villa, un ampio spazio verde delimitato ad ovest dall’ampia ghiacciaia nascosta da piante di alto fusto. Verso la metà dell’Ottocento, la famiglia Vieri possedeva circa 578 ettari e di questi 258 erano a palude. La villa e le proprietà passarono alla famiglia Panziera con il matrimonio di Domenica Viero e Antonio Panziera. Successivamente Domenica Panziera, convolando a nozze con Bortolo Ghedini, portò in dote la villa con chiesetta e le estese proprietà. Siamo giunti agli ultimi 100 anni. Benedetto Ghedini è l’ultimo vero proprietario della villa. Nel 1916 sposa Clelia Barucchi dalla quale avrà due figli: Silvio e Clara. La signora Clara, nel 1985, decide di donare la villa al Comune di Villa Bartolomea per trasformarla in centro di cultura. Sulla destra della villa, restaurato di recente, si trova un interessante oratorio intitolato a Sant’Anna. Venne costruito nel 1798 dalla famiglia Viero ed è caratterizzato da una facciata molto semplice con quattro paraste, con capitelli dorici due di fronte e due laterali esterni, posizionate su un alto zoccolo di pietra che sostengono la trabeazione orizzontale su cui gravita un timpano sormontato, al vertice, da una croce in ferro battuto e, ai lati, da due piedistalli che sostengono vasi ornamentali di cemento.
 

VILLA SAMBONIFACIO, SALVATORE 

villa san bonifacio ridQuesta villa, in parte rifatta ed ampliata nel 1900 in stile romanico-veneziano, ha legato buona parte della propria vita alla famiglia Sambonifacio e al feudo della casata su queste terre.
Infatti quando i ricchi e nobili signori ottennero nel 1433 la giurisdizione feudale sopra il paese, decisero di erigere una nobile dimora per amministrare gli estesi beni presenti nel territorio. Venne così costruita in località Altavilla nei pressi del fiume Adige, questa “Palazzina”; uno splendido esempio in stile gotico-veneziano del XV secolo che ancora oggi è possibile ammirare nei pressi dell’argine.
Il complesso dei Sambonifacio era, dunque, composto da due palazzine ben distinte ma unite in un tutt’uno da una piazza i cui due lati aperti guardavano l’uno verso il fiume, l’altro verso la pubblica via che proveniva da Legnago seguendo l’argine del fiume. Al centro della piazzetta una colonna di marmo di Verona sormontata da una statua della giustizia chiamata la “Colonna della Giustizia”. Il palazzo nel quale si trovava fu abbattuto nel 1882 e la colonna spostata in un’altra corte. Completavano l’intero complesso, una chiesetta e la “giazara”. Per alcuni secoli la villa rappresentò il centro delle attività economiche e sociali del luogo finché, nell’ultimo secolo, perse il proprio prestigio. Venne riportata all’antico splendore nel 1935 dal Conte Milone di San Bonifacio che completò la palazzina con una torre quadrangolare. Oggi la Villa si compone di casa padronale, maestoso parco, giardino e un consistente fondo agrario che si estende lungo l’argine dell’Adige mentre, nelle vicinanze, sono presenti pure l’abside quadrata e il campanile della prima chiesa romanica del XII-XIII secolo. L’interno della Villa è caratterizzato da grandi saloni impreziositi da artistici camini con porte decorate. Scenografico il grande scalone posto all’interno del giardino che conduce al piano nobile.
 

VILLA SAMBONIFACIO, MILONE 

villa bonifacio 2 ridDi fronte alla Palazzina, difesa dai possenti argini dell’Adige, troviamo la settecentesca Villa Sambonifacio. Pur provata dai secoli e da un lento declino, ancora oggi rappresenta una costruzione imponente e prestigiosa sobria nelle linee architettoniche e circondata da un grande parco con al centro la “Colonna della Giustizia”, simbolo del potere esercitato dalla famiglia sull’intero territorio. In passato la villa era inserita un più complesso numero di edifici di proprietà dei Conti Sambonifacio in parte distrutto per potenziare gli argini del fiume Adige dopo la piena del 1882 e in parte ancora oggi esistenti. All’intero della piazzetta si trovava la “Colonna delle Giustizia” mentre, per rifocillare i viandanti, vi era pure un’osteria. Sulla sinistra, la chiesetta, probabile ricostruzione dell’oratorio esistente già alla fine del ‘700 mentre, sulla destra, un porticato di accesso permetteva di accedere ai rustici utilizzati come deposito degli attrezzi e abitazioni dei lavorenti, tutti o quasi demoliti dopo la devastante rotta del fiume.
Anche il palazzo è giunto a noi alquanto modificato nelle sue strutture originarie, ma conserva ancora e raccoglie molte memorie della famiglia Sambonifacio. Il portale d’accesso alla corte è decorato con un motivo a spirale tipico di altri edifici del territorio. La facciata della villa è classica con una breve scalinata che immette al piano nobile. Alcune stanze sono ancora oggi visitabili per ammirare la storia e l‘architettura di un tempo mentre nel salone centrale fa sfoggio di sé un imponente lampadario. Accanto alla casa padronale, stalle, aie, magazzini, un edificio per contadini e una cappella riservata ai proprietari e ai loro dipendenti. 
 

Teatro Sociale

teatro sociale ridIl Teatro Sociale venne realizzato nel 1913 e decorato in stile Liberty da un prigioniero di guerra boemo, Joseph Pikora di Manchersten; vanne aperto ufficialmente lo stesso anno. Situato in Corso Fraccaroli, è un teatro all’italiana su pianta rettangolare con un solo ordine di palchi e nel tempo venne utilizzato per l’opera lirica, l’operetta, il ballo ed il cinema. Rimase in attività dal 1913 al 1980, quando fu chiuso. Il primo dicembre 1944, alla parete destra del Teatro, vengono trucidati dai nazifascisti i partigiani Dario Roncati, Gino Cavazzana e Silvio Brombin detto Titi. Sul luogo dell’eccidio è stata apposta nel 1945 la seguente lapide:“Perché il popolo non dimentichi / e mediti./Qui/vittime/di nazifascista barbarie/e fratricida tirannide/caddero trucidati/Cavazzana Gino/Brombin Silvio/Roncati Dario/il giorno 1º dicembre 1944./Massimo insulto/alla libertà al dovere/alla giustizia alla vita./Non copre il tempo le umane infamie/ 1º dicembre 1945”.Dal 1996 è di proprietà comunale; negli anni seguenti venne ristrutturato e venne successivamente riaperto nei primi anni 2000. Ospita annualmente una rassegna teatrale.

Corte rurale “De Vecchi”

corte de vecchi ridLa corte rurale De Vecchi si trova all’incrocio di Corso Arnaldo Fraccaroli con via Luigi Antonio Bellini nell’attuale centro abitato di Villa Bartolomea. I primi documenti attestanti la presenza della corte sono riferibili alla mappa del 1691 che fu redatta da Matteo Alberti dove si identifica solo il fondo relativo alla proprietà. Per individuare l’edificio, bisogna attendere il 1765, quando sulla cartografia dell’estimo comunale è citato un certo Stefano Peterle come proprietario di una casa che viene affittata, di un’altra che lui stesso abita, e di una pezza di terra vignata ed erborata confinante a mattina con il conte Ercole di Sanbonifacio, a mezzogiorno con un certo Cantarella, a sera con la via comune e, a monte, con Andrea Pasquini. Ulteriori notizie provengono dal catasto napoleonico dove la corte risulta composta da due edifici, separati da un cortile, intestati a Girolamo Peterle sacerdote e ai fratelli Mario e Giuseppe. Nel 1864 l’intera proprietà venne acquistata da Andrea De Vecchi e la proprietà risulta suddivisa in tre settori: il primo coincidente con la parte centrale adibito ad abitazione, il secondo coincidente con quello che dà tutt’ora su Corso Arnaldo Fraccaroli e ora, in parte, adibito a farmacia, e un terzo, collocato ad oriente, destinato ad uso agricolo.
Il 16 novembre 1911 la proprietà fu censita e risulta composta di una casa, con relativa bottega, cantina e granaio; un’altra casa di tre piani, corrispondente alla farmacia con abitazione e adiacenze rustiche; vari fabbricati rurali con terreni, brolo ed orto, compresa una bella torre colombara.
La torre colombara in stile neoromanico, ancora esistente, è posta angolarmente a definire e a chiudere il perimetro della corte. La casa si presenta disposta su tre piani: i due tradizionali più un ampio granaio poco sotto il tetto. L’interno non presenta segni particolari o stanze affrescate mentre la facciata posta a Sud presenta una bella meridiana poco visibile agli sguardi di estranei. La casa padronale è utilizzata come farmacia proseguendo un’attività iniziata da oltre un secolo quando l’edificio serviva ad uso bottega e la farmacia era considerata la più antica presente in zona.
 

Corte Bonfante, detta “La Rosa”

Villa le rosa ridProbabilmente è una delle più antiche dimore ancora presenti nel comune di Villa Bartolomea e, del complesso iniziale, resta solo l’edificio padronale. Di quello che un tempo abbelliva gli interni della villa non è rimasto nulla pur restando la residenza un punto fisso nelle carte che segnavano e segnano tutt’ora le varie rotte dell’Adige nell’ultimo millennio tra Legnago e San Pietro di Morubio.
In tempi antichi corte “La Rosa” era di proprietà dei conti Sanbonifacio. L’edificio giunto fino a noi è di origine seicentesca e ricalca quelle che sono le nobili dimore di campagna con un bel portale che permette l’accesso alla casa ed un balcone che fornisce luce al salone centrale posto al piano superiore. La facciata si sviluppa in modo semplice e simmetrico; quattro sono le finestre distribuite ai piani, mentre l’ultimo piano, utilizzato come granaio e deposito, conta due serie di piccole finestre binate. Si pensa che a fianco della villa si trovasse pure un oratorio e che alcune stanze della casa fossero affrescate.