La parte terminale della provincia di Verona ai confini con quella di Padova, è caratterizzata da due fiumi: il Fratta ed il Terrazzo. Quest’ultimo era il corso d’acqua che rappresentava uno dei confini naturali tra le signorie Scaligera e Carrarese ed il suo corso porta anche il nome di un comune, Terrazzo appunto. Di esso, oggi ben inalveato e controllato da poderosi argini, è difficile stabilirne la data di nascita ma tele rilevamenti fatti dal satellite, inducono a ritenere che il primo suo alveo sia stato scavato dall’irruenza delle acque dell’Adige quando il fiume, nel 589, dopo aver rotto in località Cucca di Veronella, cambiò il proprio corso, scendendo molto più a Sud, verso le nostre terre. L’ingente massa d’acqua, diede origine a tanti piccoli canali collaterali, tra cui, probabilmente, anche il Terrazzo che poi, quando l’Adige ebbe assestato definitivamente il proprio corso, rimase come canale di scolo per le nostre terre paludose. Furono numerosi e consistenti i lavori fatti, prima da Verona e poi da Venezia, per regolamentarne e sistemarne le acque. Esso costituiva, infatti, una comoda via di collegamento e lungo il suo corso potevano transitare chiatte non molto ingombranti con vari materiali. Nel 1300 la Serenissima Repubblica di Venezia fece scavare molti canali per bonificare le paludi, denominati “Dugali” in onore del Doge e anche il Terrazzo, da quel periodo, prese il nome di Dugal -Terrazzo.
Lungo 24 chilometri, il Terrazzo nasce a Nord di Bonavigo, in località Moggia, vicino all’argine sinistro dell’Adige, ed è il collettore principale di scolo di un bacino esteso, comprendente 8 Comuni e 150 chilometri di canali. Attraversa, in successione, i paesi di Bonavigo, Orti, San Vito, Porto di Legnago, Canove, Nichesola, Terrazzo, Begosso, Merlara. Dopo il centro di Terrazzo, è arginato. Riversa le sue acque nel Fratta attraverso due aperture nell’argine destro: dalla prima quando il regime dei due corsi è normale; dalla seconda, collegata al bacino delle idrovore, nei momenti di piena.
Fin quasi dalla sua nascita, il Terrazzo assolse, come detto, il compito di scolo delle acque piovane in un territorio molto vasto. Servì inoltre per irrigare terreni, per dissetare persone e animali e per trasportare merci. Quando però le piogge divenivano torrenziali e le sue acque aumentavano minacciose, incuteva paura: poche, comunque dovrebbero essere state le sue esondazioni disastrose. Nessun documento ne fa cenno, mentre numerose sono le notizie sulle piene del vicino Adige. L’uomo è tuttavia intervenuto per regolarne il corso, toglierne i detriti e rinforzarne gli argini. L’impianto idrovoro è stato realizzato nel periodo 1950-1952, per scaricare le sue acque nel Fratta.