Di norma, la tipologia della casa rurale esprime la sintesi tra le caratteristiche ambientali dello spazio in cui sorge e le funzioni cui deve fare da supporto per la gestione agronomica della proprietà. Nella fascia delle risorgive, che si situa tra alta e bassa pianura veronese e che rappresenta un’area di transizione convivono proprietà grandi e piccoli, con presenza di case padronali a corte (ville) e di semplici case a corte. La seconda tipologia rappresenta una delle forme insediative tipiche della pianura. Essa risponde ai bisogni della famiglia del conduttore diretto o del mezzadro, rispecchiando, quindi, le esigenze economico – produttive della proprietà medio – piccola.
Attorno ad uno spazio quadrangolare, grossomodo di 50 per 70 metri, si collocano una serie di edifici, racchiusi da un alto muro di ciottoli intervallati da frammenti di cotto (coppi). Talora, la ‘recinzione’ di uno o più lati può essere costituita da corsi d’acqua, siepi o dagli stessi edifici rurali. L’accesso è consentito grazie a un ampio portone ad arco in pietra d’Avesa a battente cieco, o, più spesso, da due pilastri che sorreggono un portone in ferro battuto.
Orientata a sud, per fruire della massima insolazione, quindi per poter godere della maggior quantità di luce e calore, la casa rurale presenta di norma due piani più un sottotetto, che funge da granaio. La struttura è alquanto semplice: al pianterreno si trovano due locali affiancati, divisi da una scala interna, posta in corrispondenza dell’ingresso, che porta ai piani superiori. Delle due stanze, una, la più piccola, costituisce il tinello e l’altra la cucina, molto ampia per accogliere i numerosi componenti della famiglia. La cucina ospita il focolare sulla parete posta a nord e il lavatoio, spesso ricavato da una lastra di rosso ammonitico o di biancone, posizionato a lato, nella parte più alta del sottoscala. Al piano superiore, lungo il corridoio, posto a nord, si collocavano le stanze da letto, con le finestre esposte a sud. Le camere sono in genere piuttosto piccole, poiché l’arredo, date le ristrettezze economiche della famiglia contadina, raramente prevedeva la presenza dell’armadio; più diffuso era il solo cassettone.
A lato della parte residenziale si collocava il rustico principale, costituito dalla stalla, al pianterreno, e dal fienile, al piano rialzato, cui si accedeva tramite una scala mobile. Dal corpo di fabbrica, in corrispondenza della stalla, si staccava un portico, che prolungava il tetto della casa, a due pioventi, in modo tale da consentire un riparo durante le giornate di pioggia a chi doveva lavorare il raccolto (confezionamento / imballaggio di ortaggi e frutta per il mercato) o riparare gli attrezzi agricoli. Stalla e fienile, pur contigui alla casa come corpo di fabbrica, ne sono nettamente separati da un muro tagliafuoco, per evitare che eventuali incendi potessero recare danni alla parte abitata.
Attorno al muro di cinta, o a sua parziale sostituzione, si possono trovare altri corpi di fabbrica, che possono essere aperti o chiusi. Nel caso delle barchesse, che servono per il ricovero degli attrezzi, dei carri o delle macchine agricole, alcuni pilastri in cotto sorreggono ampie tettoie. I rustici chiusi, distaccati dal corpo centrale, svolgono invece funzioni diverse: dal locale adibito a magazzino, al pollaio, al porcile. Al centro del quadrilatero o leggermente decentrata si trovava l’aia, la grande superficie in cotto, o se rifatta in tempi più recenti in cemento, sulla quale si depositavano i covoni, prima della trebbiatura, e le balle di paglia accatastate, dopo, o dove si facevano essiccare le granaglie (frumento e mais). All’esterno trovava spazio invece la concimaia, costituita da una grande vasca in cemento o da una semplice buca nella quale durante l’anno si accumulava il letame che sarebbe servito per la concimazione dei campi.
La forma di dimora rurale qui descritta è quella tipica della piccola proprietà contadina, o della dimora concessa ai mezzadri, una forma di contratto presente fino alla soppressione legislativa del contratto di colonia parziaria, avvenuta nel 1992. Il benessere economico raggiunto negli ultimi decenni anche nelle campagne grazie all’ortofrutticoltura specializzata ha consentito a molti conduttori di costruirsi una nuova abitazione, più consona al livello di vita raggiunto. Le vecchie case a corte sono state quindi riutilizzate per ospitare i lavoratori stagionali, oramai esclusivamente provenienti dall’Est europeo o dal Nord Africa. In altri casi sono state abbandonate definitivamente, o, se posizionate all’esterno della proprietà, vendute per essere restaurate e adibite ad abitazione dai nuovi immigrati, che abbandonano la città alla ricerca di un ambiente o di una qualità di vita migliore.