L’oratorio è, invece, un qualsiasi edificio sacro, privato o dipendente della parrocchiale, che abbia un altare e sul quale si possa celebrare la messa. Di solito hanno dimensioni modeste e no vi si tiene permanentemente il Santissimo in quanto le ufficiature sono temporanee e legate a precisi momenti dell’anno.
Nel 1700 gli Oratori erano una prerogativa di buona parte delle Ville venete e la completezza delle funzioni liturgiche era data dall’aula con un altare e tabernacolo, una sacrestia con fonte battesimale, il lavamani ed angolo confessionale, con l’aggiunta tardo seicentesca dello spazio privato per l’orazione della famiglia proprietaria. Necessarie nei luoghi sacri le acquasantiere, con le opere in marmo in genere, sono di pregevole fattura, diversissime fra loro, e testimoniano la grande capacità degli scalpellini dell’epoca.
Le pale d’altare, elemento devozionale al titolo della chiesetta, venivano usualmente commissionate a maestri di bottega, mentre le pitture murali sono opera di maestranze locali portate più alla decorazione e agli stucchi che alle figurazioni pittoriche.
I campanili sono costruiti in pietra o in mattoni intonacati, comunemente a bifora o con due archetti; in basso si trova la campana e sopra la campanella per l’appello alle funzioni. L’apice della diffusione degli Oratori privati viene raggiunto nella prima metà del 1700, molto tempo dopo che San Filippo Neri aveva istituito la regola degli Oratori nel 1575. I luoghi di culto si possono suddividere in oratori pubblici, semipubblici e privati. L’oratorio della Villa consente ai nobili e notabili di usufruire quotidianamente del Sacro in forma familiare, necessariamente con Indulto Papale a precetto della mensa quotidiana e con Indulto straordinario per tre messe e per l’amministrazione dei Sacramenti, con decreto in forma di Bolla Pontificia.
Gli oratori delle Ville che aderiscono alla categoria di “privato”, riservano le funzioni esclusivamente ai familiari del proprietario, e sono quindi collocati all’interno della residenza.
Sono invece “pubblici” quando, per scelta del richiedente, vengono costruiti con la porta in strada per consentire il beneficio del Sacro anche ai passanti, oltre che agli insediati; la porta veniva aperta quotidianamente, con l’accesso impedito da una grata, che consentiva la preghiera all’esterno negli orari in cui non si svolgeva l’orazione collettiva.