Tra le figure di assoluto rilievo nella nostra storia, troviamo la nobildonna Silvia Curtoni Verza Guastaverza. Fu una donna illuminata ed innovativa che fece della propria residenza di città e della villa di campagna di Cerea, il “salotto buono del veronese”. Infatti illustri letterati del calibro di Foscolo, Pindemonte e Parini erano ospiti abituali della dimora della bella contessa nella quale si conserva in un salotto, un busto in stucco posto sopra a dei fregi stile Rococò di un camino.
Silvia, alla quale è intitolata la villa Guastaverza Bottura (la Villa della Contessa), apparteneva alla nobiltà veronese e poteva contare su questa bella ed artistica dimora costruita nella tranquilla pianura veronese proprio a metà strada tra Verona e Ferrara e non lontano da Padova. Un luogo che Silvia prediligeva specie nei periodi estivi quando il caldo opprimente rendeva difficile la vita in città.
Nata nel 1751, era figlia di Antonio Curtoni ed Elisabetta Maffei, nipote di Scipione Maffei, e giovane sposa del conte Francesco Guastaverza, che la lascerà presto vedova. Istruita ed educata presso il monastero benedettino di Santa Maria degli Angeli, vi rimase fino al 1769 convinta che sarebbe diventata suora. Questa sua decisione le fu impedita dal padre convinto che Silvia si dovesse sposare e che dovesse trovare un buon marito per dare maggior forza al prestigio della famiglia. Si sposò quindi con Francesco Verza Guastaverza ed il loro non fu certo un matrimonio d’amore ma solo di interesse per le rispettive famiglie anche se Francesco poté vantarsi di aver sposato una tra le donne più belle e più ambite della nobiltà veronese.
Lei, bella, nobile e letterata, godeva dell’ammirazione dei personaggi più illustri della sua epoca, tra i quali non mancavano personalità del rango di Sua Maestà Maria Lodovica Imperatrice d’Austria. Non si limitò ad essere solo nobildonna dell’alta società, ma fu anche fine poetessa e fine lettrice. Silvia fu pure attratta dal teatro francese, attrice sotto lo pseudonimo arcadico di Flaminda Caritea, ebbe grandissimo successo con la “Berenice” di Racine, tanto che addirittura tra il popolo presero a chiamarla “Regina”.
In città erano famosi i suoi salotti letterari che ogni settimana radunavano nel palazzo della Contessa, le più importanti personalità culturali non solo veronesi della scienza e della letteratura, mentre nei mesi caldi gli incontri si tenevano spesso nella Villa di Ramedello a Cerea.
Tra i nomi illustri che frequentarono la casa di Cerea vi furono Ugo Foscolo, Giuseppe Parini, ed Ippolito Pindemonte oltre alle nobili signore Isabella Teotochi Albrizzi, Francesco Emilei, Elisabetta Contarini Mosconi, Lavinia Pompei. Pindemonte risiedeva vicino alla Villa e secondo quanto riportato da Benassù Montanari nella sua “Vita di Ippolito Pindemonte” , “era cotidiano alla Villa della Contessa”. Parini invece conosceva Silvia Curtoni già nel 1788 durante un incontro a Milano e da allora iniziò un ricco rapporto epistolare. Con Ugo Foscolo invece ci furono alcuni incontri e uno di essi avvenne durante un viaggio di ritorno del Foscolo da Venezia. Gli studiosi riportano un evento curioso in tal senso. Si dice che in uno dei vari incontri, conversando sull’ultima opera scritta quale le “Ultime lettere di Jacopo Ortis”, Foscolo non riuscì a controllarsi superando i limiti di una normale discussione. “Allora intervenne Silvia, e non con dolcezza femminile ma con mascolina fermezza, sicché il Foscolo fu messo bellamente a tacere.”
Silvia si spense nel 1835