Verona e provincia

La provincia di Verona è la seconda provincia del Veneto per estensione, dopo la provincia di Belluno. Il territorio veronese è composto per il 51% dalla pianura, per il 28% da colline e per il 18% da montagne mentre la superficie lacustre del lago di Garda rappresenta il 5% della superficie della provincia. La provincia è formata da macro aree:

  • l’area metropolitana, ovvero la fascia dei comuni che gravitano attorno al comune capoluogo di provincia;
  • il Garda-Baldo;
  • la Lessinia;
  • la Valpolicella;
  • l’Est Veronese;
  • la Pianura veronese, che comprende il Villafranchese, la Media Pianura veronese, la Bassa veronese, il Colognese e gran parte delle Valli Grandi Veronesi.

Il Basso Veronese

Lessini

È chiamata Bassa Veronese la grande pianura a sud della città di Verona ed è l’area in cui da secoli viene coltivato il Riso Vialone Nano che, dal 1996, si fregia dell’Indicazione Geografica Protetta. Qui si snoda un itinerario di più valenze, interessante sotto il profilo paesaggistico storico, culturale e gastronomico. In questa terra le acque risorgive e i fontanili affiorano abbondanti ed insieme a sconfinate risaie e distese coltivate contribuiscono a rendere ogni angolo del paesaggio davvero suggestivo. Si tratta di una zona apprezzata dai tempi più remoti, abitata già dal Neolitico e passata nel tempo sotto varie dominazioni: Veneti, Celti, Romani, Repubblica di Venezia e impero Austro-Ungarico. Notevole per il suo patrimonio artistico-culturale, la Bassa si caratterizza, inoltre, per i numerosi siti archeologici, testimonianza di presenze sin dall’antichità, e per una moltitudine di Corti rurali, splendide ville, pievi, castelli, musei archeologici e oasi naturalistiche. Popolata costantemente sin dall’Età del Bronzo, la Bassa veronese venne riqualificata in seguito con l’arrivo dei Benedettini quando bonificarono parte di questi terreni paludosi. La Pianura veronese conserva da sempre una forte vocazione agricola pur avendo subito nel corso dei secoli una serie di profonde e sostanziali trasformazioni, dovute alla particolare connotazione geo-morfologica dell’area, prevalentemente pianeggiante e ricca di corsi d’acqua. La sostanziale omogeneità territoriale della bassa pianura permette ancora oggi di individuare, negli attuali confini amministrativi con i distretti limitrofi, le antiche linee di demarcazione rurale per secoli sotto il controllo di Verona. La linea Tione-Tartaro delimita ad occidente i confini con il mantovano; la linea di confine con il Polesine è rappresentata, a Sud, dalle Valli Grandi Veronesi, mentre ad oriente il percorso dei fiumi Guà e Fratta la divide dal contado vicentino e padovano.

In seguito a recenti campagne archeologiche si è potuta confermare la presenza di insediamenti umani nell’intero comprensorio si dal Neolitico, favoriti proprio dalla possibilità di sfruttamento del territorio per l’agricoltura e l’allevamento, grazie alla presenza dell’Adige e dei numerosissimi corsi d’acqua. Di particolare interesse gli scavi effettuati tra gli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso nell’area di Gazzo Veronese che hanno confermato una certa continuità abitativa anche nelle seguenti Età del Rame del Bronzo e del Ferro, lungo l’intero percorso della valle del Tartaro, tra Povegliano Veronese, Isolalta, Isola della Scala, Nogara e, nei pressi del Tione, a Nogarole Rocca e Trevenzuolo. Interessata da una vasta centuriazione e abitata sotto la dominazione romana, l’area crebbe, ma  nella prima fase dell’ Alto medioevo, un grosso dissesto idro-geologico, causato dalle numerose esondazioni dell’Adige e di altri corsi d’acqua collaterali, comportò il parziale abbandono del territorio il quale assunse un aspetto paludoso e boscoso. Da qui traggono origine i fito-toponimi che caratterizzano alcune località come Salizzole (dalla pianta del salice), Cerea (dalla pianta dell’ acero), Boschi Sant’Anna, per citare solo qualche esempio.

Soave Est Veronese
Pianura

Nel processo di riconquista del territorio, che comportò un lento disboscamento ed una progressiva regolamentazione idrica, con conseguente bonifica dei terreni, un ruolo fondamentale ricoprirono il clero e i grandi monasteri, in primis quello di San Zeno di Verona. Il controllo e lo sfruttamento dei terreni di pianura portò una serie di enormi vantaggi agli abitanti delle aree interessate, impiegati nelle attività produttive e agli stessi enti ecclesiastici, che vedevano assicurato l’introito economico grazie ai diritti di decima da essi derivati. Il progressivo insediamento di signorie locali, che si aggiunsero al potere ecclesiastico, produsse in età feudale e comunale un interessante fenomeno di accentramento insediativo intorno a complessi di tipo castellano, che precedettero i più consistenti, e tutt’oggi visibili interventi fortificatori promossi nel corso del XIV secolo dagli Scaligeri; il riferimento va, in particolare, al complesso manufatto noto come il “Serraglio”, che si estendeva, a difesa del territorio veronese col confine mantovano, tra Villafranca Veronese, Valeggio sul Mincio e Nogarole Rocca, per una lunghezza di circa 16 chilometri. Le tracce della presenza medievale in questa zona sono tutt’ora molto consistenti, soprattutto nell’architettura ecclesiastica di tipo rurale, che ha consentito uno sviluppo esteso a tutta l’ area di un’ interessantissima e originale rilettura del linguaggio romantico, di tipo rustico-campestre. Nonostante le numerose trasformazioni subite, sopravvivono al tempo pievi di grande bellezza, come quelle di Santa Maria di Gazzo Veronese, di San Zeno a Cerea, di San Salvaro a San Pietro di Legnago e tante altre. Analogamente la presenza degli Scaligeri, che si estese all’ interno del contado, è testimoniata dai Castelli di Sanguinetto e Salizzole ma anche, ai confini orientali, da quelli di Cologna Veneta e Bevilacqua, ancora oggi esistenti.

I numerosi territori appartenuti ai Della Scala in questa vasta area di pianura, inclusa nella cosiddetta “fattoria Scaligera”, furono venduti a nobili privati e ricchi commercianti veneti dalla Serenissima Repubblica di Venezia a partire dal 1407. Stessa sorte subì il vasto feudo dei Del Verme che si era creato a fine del XIV secolo attorno al castello di Sanguinetto ed in tutta la Bassa pianura veronese. Tale fenomeno favorì il frazionamento delle proprietà e lo sfruttamento intensivo dei terreni. Proprio in corrispondenza alla dominazione veneziana, l’ impatto insediativo del territorio cominciò a caratterizzarsi in nuclei rurali più consistenti, con il progressivo sorgere delle “corti”, funzionanti come poli di attrazione della vita e dell’attività agricola, capaci di controllare vaste porzioni di terreni circostanti. Fu proprio dall’evoluzione della corte rurale quale centro organizzativo dell’ attività produttiva che nacque e si sviluppò omogeneamente in tutto il complesso territoriale il fenomeno della villa veneta. Se nel resto del territorio veronese e veneto, tuttavia, il fenomeno della “villa” come luogo dell’ otium della vita a contatto con la natura trova la sua massima espressione artistica nel Rinascimento, la vocazione rurale del comprensorio della Bassa pianura ha fatto sì che gli originali insediamenti a corte non subissero, se non in pochi casi, radicali trasformazioni.

Valli Grandi Veronesi
Villafranchese e Colli Morenici

Grazie all’ intenso sviluppo della risicoltura, che assunse proporzioni notevoli solo tra Milleseicento e Millesettecento, la Bassa pianura veronese conobbe un momento di grande fioritura di ville e palazzi nobiliari, fenomeno molto meno marcato nel resto del contado. Grandiose testimonianze di questa seconda stagione della villa veneta sono le Ville Pindemonte al Vò  di Isola della Scala,  Villa Zambonina a Vigasio, Villa Dionisi a Cerea, solo per citare alcuni esempi. Se la fascia più meridionale della pianura, bagnata da numerosi corsi d’ acqua, ha offerto la possibilità di installare una estesissima rete di terreni adatti alla riso cultura, la zone più a nord, dal terreno più asciutto, si è resa più adeguata all’ allevamento, alla produzione del tabacco, alla frutticoltura, ma soprattutto alla bachicoltura che, favorita dalla Serenissima Repubblica di Venezia, ha conosciuto in questo territorio e nella zone del Basso lago una particolare fioritura fino agli inizi del secolo scorso. I grandi sforzi intrapresi a partire dalla seconda metà dell’ Ottocento con la bonifica dei latifondi, in particolare l’area delle Valli Grandi Veronesi, sono proseguiti, in questi ultimi anni con la creazione di percorsi naturalistici, piste ciclabili e parchi presso i fiumi Tione, Tartaro, Bussè e Adige con la costruzione di splendide oasi naturalistiche come quelle del Brusà e del Busatello.